È stata una cerimonia sobria, ma bella quella svoltasi stamattina, quando il sindaco Alessandro Tomasi ha voluto rivolgere alla squadra e alla dirigenza un saluto. L’occasione è stata quella dei tradizionali auguri natalizi, ma il particolare clima del momento, sia per l’emergenza sanitaria, che per le vicende esterne che hanno interessato la Pistoiese, ha prodotto il risultato di un incontro particolarmente affettuoso tra il mondo arancione e Pistoia, rappresentata nell’occasione dal primo cittadino.
Nessun microfono, nessun tavolo e poltrona, ma tutto fatto in piedi con grande umiltà e passione.

In apertura ha preso la parola Fabio Fondatori, che ha ricordato alla squadra l’importanza di vestire la maglia arancione nell’anno del centenario di questo simbolo sportivo e soprattutto quest’anno per dare qualche soddisfazione ad una comunità molto provata dagli effetti della pandemia. “Quando scendete in campo – ha detto il club manager- rappresentate 90mila persone, 100 anni di storia e tante persone che in 100 anni hanno dato l’anima per la Pistoiese (tifosi, giocatori e dirigenti). Una comunità segnata da quello che stiamo vivendo ha bisogno di aggrapparsi a dei simboli sportivi positivi come la Pistoiese. Perché la passione è quello che ci rende vivi e ci dà forza per superare le difficoltà”. Il sindaco Tomasi ha subito ricordato l’importanza della Pistoiese, sancito anche dal surplus di gloria che le regala la ricorrenza del secolo di vita. “Per noi e la nostra comunità, per chi sta seguendo la Pistoiese è un anno importantissimo. La Pistoiese è un’azienda ed un vanto per la città. Non posso non dire due cose riguardo a ciò che è accaduto a Andrea Bonechi: è stato un atto vigliacco, anzi non saprei nemmeno come descriverlo. Forse la colpa di Andrea, Orazio e Marco è quella di averci messo passione ogni anno per mandare avanti la Pistoiese. Sono orgogliosi che la Holding sia composta da membri arancioni, che ogni stagione si frugano nel portafoglio e per amore di questi colori sostengono la Società. Non vediamo l’ora di riaprire lo stadio al pubblico e la Curva Nord. Progettiamo il futuro della Pistoiese e della Società, cosa che non si è mai smesso di fare”. Emozionato e felice della vicinanza espressa dal Sindaco, ha preso la parola Ferrari. Il suo è stato un intervento molto accorato. Ferrari ha manifesto la sua gioia di servire la città mandando avanti la Pistoiese e questo sentimento lo porta la sera allo sconforto e la mattina a grandi energie. Il presidente ha mostrato empatia al cospetto della squadra, alla quale ha chiesto il massimo impegno per risalire la china. Insomma ha cercato di trasmettere la sua passione al gruppo e il messaggio è stato forte e chiaro. A quello di Ferrari ha fatto eco Vannino Vannucci, con un intervento altrettanto accorato: “esprimo solidarietà a Andrea Bonechi, che è un amico e un pilastro della Pistoiese. È stato l’artefice del mio ingresso come sponsor ormai quasi trenta anni fa. La mia adesione era ed è non altro che la logica conseguenza del mio attaccamento. Quella passione trasmessami da mio padre che fin dall’età di tredici anni mi ha visto sulle varie tribune dello stadio a fare il tifo per la Pistoiese. Sono orgoglioso – ha chiarito – di aver accompagnato la squadra per tutti questi anni e mi complimento con la Società per come manda avanti il suo progetto, raccogliendo consensi e apprezzamenti a livello nazionale”. Capitan Valiani ha espresso poche ma significative frasi esaltando l’importanza della maglia e garantendo l’impegno assoluto della squadra a risalire la clima. In chiusura Fabio Fondatori ha espresso elogi nei confronti dei media, quanto mai preziosi e che quotidianamente offrono spazio e risalto alle gesta degli arancioni  e cogliendo l’occasione dell’importante evento per ringraziarli della presenza”. La cerimonia si è conclusa con una bellissima foto nello scenario meraviglioso delle logge del Palazzo Comunale, con il Sindaco, i giocatori e la dirigenza, in cui tutti indossavano la maschetina a sancire il momento attuale, questo stano 2020, ma anche la voglia di superare le difficoltà del momento indossando uno strumento di protezione, ma tenendo ben alta testa.

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